Nel linguaggio corrente, il termine stress assume significati differenti a seconda del contesto a cui è applicato. Cerchiamo di capire di cosa si tratta e quali effetti esercita sulla mente ed il corpo.
Dalla consultazione dell’enciclopedia Treccani, in corrispondenza della parola “stress” si legge la seguente definizione:
“stress ‹strès› s. ingl. [propr. «sforzo»: dal fr. ant. estrece «strettezza, oppressione» (der. del lat. strictus «stretto»), e insieme aferesi di distress «angoscia, dolore»], usato in ital. al masch. – 1. In fisica e nella tecnica, sinon. di sforzo nell’interno di un punto di un corpo elastico; in partic., il tensore degli sforzi in un sistema continuo. 2. a. Nel linguaggio medico, la risposta funzionale con cui l’organismo reagisce a uno stimolo più o meno violento (stressor) di qualsiasi natura (microbica, tossica, traumatica, termica, emozionale, ecc.). Negli organismi degli animali superiori si configura in una serie di fenomeni neuro-ormonali fra i quali predomina l’intensa attività secretoria della corteccia surrenale. b. Nell’uso corrente, tensione nervosa, logorio, affaticamento psicofisico, e anche il fatto, la situazione e sim. che ne costituiscono la causa: è da tanto tempo che è sotto s.; risente ancora dello s. di quella lunga e frenetica attività; non ha ancora superato lo s. dell’intervento chirurgico; lo s. della vita moderna; guidare in città nelle ore di punta è diventato uno s. notevole. 3. In geologia e petrologia, minerale da stress, minerale che ricristallizza durante un processo metamorfico, in regime di pressioni orientate.”
Fin dal XVII secolo il termine iniziò ad essere utilizzato quale sinonimo di difficoltà ed avversità. Ad oggi – se ci riferiamo soltanto al distress, ovvero alla forma nociva di affaticamento, da contrapporsi all’eustress, lo stato di tensione positivo – siamo soliti riferirci ad un generico stato di pressione a cui l’organismo è sottoposto, ma è chiaro e sotto gli occhi di tutti come ciascun individuo reagisca in modo unico alla medesima forma di pressione o situazione.
Che l’esposizione a periodi prolungati di stress o a eventi acuti particolarmente complessi possa provocare danni, è accertato dalla comunità scientifica, benchè non si debba dimenticare che l’individuo, nel fronteggiamento di situazioni difficili o dolorose, risulta capace di tirare fuori risorse e abilità, comportamenti e difese che talvolta non è neppure consapevole di possedere, attivandoli al fine di gestire e scaricare in modo funzionale le tensioni emotive e ripristinare l’equilibro fisico ed emotivo.
Può accadere però, che nei momenti di eccessiva fatica o indebolimento fisico o mentale, le risorse sembrino risultare insufficienti, arrivando a favorire lo sviluppo di malattie fisiche o psicologiche.
Ovviamente la medesima situazione non genera in tutti la stessa reazione in quanto quest’ultima dipende dalla percezione dello stimolo da parte del soggetto e da molti altri fattori, tra i quali il periodo in cui l’evento si presenta, i tratti di personalità, la presenza di eventuali supporti nel fronteggiamento della situazione e via dicendo. È l’intersezione di tali fattori infatti, che spiega perché una tensione possa generare una reazione proattiva, uno stato di momentaneo malessere o una patologia conclamata.
Molteplici sono le conseguenze possibili (ma non inevitabili) sul fisico dovute ad un’esposizione a prolungati momenti di stress non adeguatamente scaricato. È possibile infatti, l’insorgenza di malattie cardiovascolari, gastrointestinali, muscolari, diabete, depressione e stati di ansia.
Di stress, comunque, si può parlare sin dalle forme più lievi (come lo stress da rientro in seguito a periodi di vacanza) fino al burn out ovvero quello stato di sfinimento psico-fisico che dà luogo ad un forte rischio di sviluppare malattie. Per approfondimenti specifici rimandiamo a successivi articoli che saranno pubblicati in questo spazio.