Ogni comportamento portato all’eccesso – seppur nei confronti di qualcosa di salutare – dà luogo ad effetti nocivi e potenzialmente patologici.
Non fa eccezione l’ossessione per il cibo sano, slow, naturale, senza additivi o conservanti, definita “Ortoressia”, un termine coniato da Bratman e Knight nel 1997 e che deriva da greco orthos (corretto) e orexis (appetito). Indica una fissazione patologica, un’attenzione maniacale nei confronti di un’alimentazione salutistica.
Diversi sono i criteri diagnostici e i campanelli di allarme a cui porre attenzione:
- Spendere più di tre ore al giorno a pensare al cibo
- Selezionare gli alimenti più per i benefici sulla salute che per il gusto
- Sentirsi in colpa qualora non si segua la dieta abituale
- Sentirsi padroni di se stessi solo se si mangia nel modo ritenuto corretto.
Gli effetti e i pericoli dell’ortoressia
Le conseguenze di tali comportamenti perpetrati nel tempo, dà luogo a conseguenze devastanti per la salute, ovviamente non perché il cibo sano crei malessere ma perchè l’eccessivo investimento di tempo e risorse alla ricerca del sano a tutti i costi, comporta addirittura problemi di malnutrizione. Spesso, infatti, gli alimenti proposti non vengono considerati all’altezza di essere consumati perchè criticati e scartati – in modo maniacale – per l’origine, per i trattamenti utilizzati sui terreni, per la lavorazione o addirittura per il confezionamento.
Spesso gli ortoressici evitano alimenti che potrebbero contenere ingredienti geneticamente modificati ma anche quelli che contengono significative quantità di grassi, zuccheri, sale o altri componenti indesiderati come coloranti o conservanti. Ciò comporta che il fabbisogno energetico quotidiano non venga soddisfatto e che vengano meno i nutrienti essenziali.
Un’altra conseguenza correlata al disturbo, riguarda i rapporti sociali che, solitamente, peggiorano fino ad arrivare al completo ritiro. Difficilmente, infatti, vengono tollerate critiche o contestazioni riguardo l’analisi degli alimenti e ciò determina una naturale conseguenza all’isolamento.
Le indagini condotte in Italia sull’ortoressia
In Italia, i primi studi sull’argomento derivano da un’indagine che ha coinvolto circa 1200 persone tra i 18 e i 65 anni. La città di Milano risulta quella maggiormente colpita dalla problematica (con un 33%), a seguire Roma (27 %) e Torino (21%). Rispetto al genere sono gli uomini ad esserne più affetti rispetto alle donne.