Ricevo molte lettere e richieste in studio che lamentano la difficoltà di gestione della rabbia e quindi può essere utile approfondire questo argomento.
Prima di tutto chiariamo che la rabbia è un’emozione necessaria e non negativa aprioristicamente che può diventare un problema solo se è distruttiva, cioè quando non viene riconosciuta e sfogata in modo corretto ma repressa e poi manifestata attraverso modalità dannose per sé o per gli altri.
In primis la Harvard school of Public Health ci ricorda che concedersi saltuariamente uno sfogo riduce della metà il rischio di attacchi cardiaci rispetto a chi invece è abituato a comprimersi in continuazione. È pur vero che – per il benessere proprio e altrui – risulta necessaria una giusta misura tra calma e rabbia, in quanto gli attacchi d’ira, se incontrollati e frequenti, possono comportare effetti negativi sull’organismo e in particolare proprio sul sistema cardiocircolatorio, considerando che nel momento d’ira battiti cardiaci e pressione arteriosa aumentano in maniera anomala.
Oltre alla questione fisiologica, gli scoppi di rabbia devono essere contenuti anche per altri fattori, come la salvaguardia delle relazioni sociali. Molte persone hanno appreso una modalità disfunzionale di sfogo dei propri disagi, preoccupazioni o frustrazioni, ovvero scagliandosi verbalmente e/o fisicamente contro persone o oggetti.
Il fattore positivo è che la mala-gestione della propria rabbia non rappresenta una condanna da portarsi dietro a vita, esistono training molto utili (e brevi) per imparare a controllarla e sfogarla in modo adeguato. La porta principale di accesso per rivolgersi ad un professionista che possa agevolare tali apprendimenti e la destrutturazione di schemi errati nell’esternazione di tale emozione è la consapevolezza della persona di non essere in grado di gestire in autonomia la reazione ed il bisogno di modificare le proprie risposte in modo maggiormente funzionale.